10 giugno, 2025

Orientamento: una bussola per il futuro o un labirinto di iniziative?

Aprire le notizie dedicate al tema dell'orientamento in Italia è come guardare un formicaio in piena attività. Da ogni angolo del Paese emergono "job day", si inaugurano "sportelli", si lanciano progetti e si tengono convegni, persino in Senato. Da Modena a Bari, da Ancona alla Puglia, passando per i grandi atenei, un'energia febbrile anima scuole, istituzioni e aziende, tutte unite da un unico, nobile obiettivo: aiutare i nostri giovani a scegliere il proprio futuro.

Ma in questo labirinto di iniziative, la bussola funziona davvero?

La Mappa delle Buone Intenzioni

A scorrere i titoli, il quadro è rincuorante. Si moltiplicano i percorsi per le competenze trasversali (PCTO) che mettono gli studenti "a tu per tu con la scienza" o a contatto con le aziende del territorio. Nascono centri nazionali per l'orientamento, come quello lanciato da Elis a Roma, per accompagnare i ragazzi dai 9 ai 19 anni alla scoperta dei propri talenti. L'INPS lancia portali dedicati ai giovani, e bandi come "Punti Cardinali for work" in Puglia cercano di creare un filo diretto tra formazione e lavoro.

L'impressione è quella di uno sforzo corale. La parola d'ordine è "connessione": tra scuola e università, tra università e impresa, tra il singolo studente e le sue aspirazioni. Iniziative lodevoli, che dimostrano una presa di coscienza collettiva sull'urgenza del tema.

Il Territorio Inesplorato: Dagli Eventi alla Cultura dell'Orientamento

Tuttavia, sotto questa superficie di grande fermento, le notizie stesse lasciano intravedere le vere sfide. Un articolo di Tuttoscuola la definisce "la vera sfida": aiutare ogni studente a trovare il proprio futuro, andando oltre l'evento singolo per costruire un percorso. E qui la mappa si fa più incerta.

Il rischio è che questa miriade di "job day" e saloni si traduca in una serie di appuntamenti spot, incapaci di fornire quel supporto continuo di cui i ragazzi hanno bisogno. L'orientamento non può essere un evento a cui si partecipa in terza media o in quinta superiore. Come sottolinea un pezzo de Il Mattino, deve essere un "orientamento alla vita", un processo continuo di conoscenza di sé.

La vera criticità sta nel passare dalla logica dell'evento a una cultura dell'orientamento. Significa dotare i docenti di strumenti adeguati, creare un dialogo strutturale (e non occasionale) con il mondo del lavoro, e soprattutto, insegnare ai ragazzi non solo cosa scegliere, ma come si sceglie.

Costruire la Propria Bussola: La Vera Meta

Forse, il fine ultimo dell'orientamento non è semplicemente indicare una strada, ma fornire a ogni studente gli strumenti per costruire la propria bussola personale. Le iniziative più innovative, come i percorsi "Orienta Talenti", sembrano andare in questa direzione: non solo mostrare le opzioni, ma valorizzare le competenze e i talenti individuali.

In un mondo del lavoro in costante mutamento, la capacità di "sapersi orientare" diventerà una competenza fondamentale per tutta la vita. Più che indicare la meta, la scuola e le istituzioni devono insegnare a leggere le stelle, a interpretare le mappe e, quando necessario, a tracciare una nuova rotta.

Le mille iniziative sparse per l'Italia sono un ottimo punto di partenza, ma la destinazione è più ambiziosa: trasformare l'orientamento da un labirinto di eventi a un cantiere permanente dove ogni giovane possa costruire la propria, personalissima, bussola per il futuro.


Ascolta l’episodio dedicato del podcast sull’orientamento al futuro

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